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lunedì 28 luglio 2008

Statali, crollano i giorni di malattia, a giugno 18% di assenze in meno

Effetto Brunetta su ministeri e regioni, con tagli fino al 50%, e da settembre ci sarà un monitoraggio mensile

ROMA - Basta chiacchiere. Ora si fa sul serio. È stato sufficiente che il ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta, lanciasse questo avvertimento a far guarire da malattie troppo frequenti una parte dei dipendenti pubblici. Come bravi scolaretti sono tornati dietro la scrivania e ben prima che il decreto legge contro i fannulloni entrasse in vigore, il 25 giugno 2008. Lo dimostra un'indagine pilota che ora è sul tavolo del ministro. Tra maggio e giugno, mentre Brunetta lanciava dichiarazioni di fuoco alla stampa, annunciando controlli e penali, gli statali si sono convinti che la pacchia era finita. L'effetto annuncio è stato dirompente e i giorni di assenza si sono assottigliati: a maggio del 9 per cento rispetto all'anno prima, a giugno del 18.

E forse è la prima volta perché tra il 2004 e il 2006 le giornate di malattia hanno dimostrato sempre una sostanziale stabilità, con una media di circa 16 giorni l'anno.

Il quadro d'indagine non è però completo: sono state passate al setaccio 27 amministrazioni tra ministeri, enti pubblici, Comuni (pochi) e Regioni. Ma è significativo: nel 74 per cento dei casi, il numero delle assenze per malattia è calato rispetto a maggio-giugno 2007. In 7 amministrazioni la flessione è andata oltre 15 per cento, in altre 7 ha superato il dieci.

Stupefacente il dato sull'Aran, l'agenzia che si occupa dei contratti del pubblico impiego, che a giugno ha visto una discesa dei certificati presentati di oltre il 50 per cento. Fortissimo anche il calo per l'Inps, dove a giugno c'è stato un crollo del 30 per cento.

Nel giugno 2007 gli statali presi in esame facevano in media quasi un giorno di malattia (0,92), adesso 0,75. Se questo trend rimanesse stabile per tutto l'anno, si passerebbe da 11 a 9 giorni di assenze, un livello tuttavia sicuramente inferiore a quello reale dell'anno, che comprende i mesi invernali quando ci si ammala di più.

Ovviamente, queste medie nascondono situazioni di partenza molto differenti tra le diverse amministrazioni. I dipendenti dell'Istituto di previdenza, per esempio, non erano tra i grandi malati: partivano nel 2007 da una media di 4,8 giorni pro-capite. Giorni che all'Aran invece raddoppiano (10). Ma ci sono ministeri o dipartimenti in cui la media era ancora più alta: lo Sviluppo economico (11), la Ragioneria (16), l'Agenzia delle entrate (quasi 12), il dipartimento delle Finanze (18), il ministero del Lavoro (15) e quello delle Infrastrutture (18), fino ad arrivare ai 23 giorni dei dipendenti del ministero dell'Università e ricerca.

La cura Brunetta sembra aver cambiato in parte le cose. A giugno al ministero dell'Istruzione c'è stato un calo delle assenze del 27,2 per cento, del 30 agli Affari esteri, del 25 all'Agenzia delle entrate, come alla Giustizia. C'è solo un ministero dove l'effetto annuncio è passato inosservato, quello dello Sviluppo economico che, unico nel panorama, ha esibito a giugno un più 10,9 per cento.

Tra i Comuni studiati la maglia nera va a quello di Cosenza, dove i dipendenti si sono ammalati nel 2007 per 56,4 giorni l'anno. Le assenze però si stanno ridimensionando, ma senza grandi tagli (-14 per cento a giugno). Più sensibili a Napoli, che ha segnato un -21,3 per cento. I più virtuosi sono invece i dipendenti del municipio di Pordenone che sono rimasti a casa con la febbre poco più di tre giorni l'anno.

I più cagionevoli tra i dipendenti delle Regioni che hanno fornito i dati sono quelli dell'Emilia Romagna, della Toscana e della Lombardia. Tra maggio e giugno però i tassi di guarigione sono stati elevati. La speranza è che i fascicoli dormienti sulle scrivanie si siano assottigliati: il taglio delle assenze ha riportato al lavoro 13.700 persone.

di Barbara Ardù [la Repubblica]

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