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venerdì 11 luglio 2008

PECORELLA: Il lodo Alfano garantisce la stabilità di chi governa

Nel corso del dibattito alla Camera sul lodo Alfano, legge che assicura l’immunità ai vertici dello Stato, è intervenuto il deputato di Forza Italia/Pdl Gaetano Pecorella, che ha pronunciato l’intervento che vi proponiamo...


“Il nostro faro di riferimento sarà, e non potrà che essere, la sentenza n. 24 del 20 gennaio 2004 della Corte costituzionale, ma un chiarimento va fatto subito: non risponde al vero che la Corte costituzionale non abbia deciso sulla forma della legge, cioè sulla sua eventuale incostituzionalità perché approvata con la procedura ordinaria. Vi è nella sentenza una priorità logica: se l’intera legge fosse stata incostituzionale in relazione alla fonte, sarebbe stato del tutto superfluo entrare nel merito di alcuni specifici aspetti della normativa, così come ha fatto la Corte. La Corte ha anche chiarito nella motivazione perché la legge poteva essere approvata con il procedimento ordinario: la legge - si spiega - non ha per oggetto l’immunità, ma l’istituto di natura strettamente processuale della sospensione dei processi, che è ben noto, e in relazione al quale la stessa Corte ha precisato che esso ha di regola natura oggettiva, ma nulla impedisce che possa avere carattere soggettivo.


Altra cosa è l’immunità, perché con questo istituto si attribuiscono specifiche funzioni al Parlamento; per questo, ci vuole una legge costituzionale. Per un altro aspetto, solo per l’immunità, è richiesta la legge costituzionale: con l’immunità, e solo con essa, si ha una deroga al principio per cui tutti sono soggetti alla giurisdizione; con la sospensione, invece, si ha solo un differimento del momento in cui la giurisdizione può essere attivata. La Corte è andata oltre e ha attribuito fondamento costituzionale alla legge sulle alte cariche dello Stato così affermando: “Il bene che la misura in esame vuole tutelare deve essere ravvisato nell’assicurazione del sereno svolgimento delle rilevanti funzioni che ineriscono a quelle cariche. Si tratta di un interesse apprezzabile che può essere tutelato in armonia con i principi fondamentali dello Stato di diritto rispetto al cui migliore assetto la protezione è strumentale”. La protezione delle alte cariche dello Stato, dunque, è secondo la Corte lo strumento necessario «per un migliore assetto dello Stato di diritto». Se così è, il bene tutelato è l’essenza stessa della democrazia.

Né può dirsi violato l’articolo 3 della Costituzione perché sarebbero accomunate sotto lo stesso regime cariche diverse: sia il Presidente del Senato, che quello della Camera, esercitano specificamente funzioni di rilevanza istituzionale in relazione alle quali non può non valere il principio della salvaguardia del sereno svolgimento delle funzioni. Per il resto, non si può che riferirsi alla nota della Presidenza della Repubblica secondo cui, testualmente, «ad un primo esame, per quello che compete al Capo dello Stato, il disegno di legge approvato il 27 giugno dal Consiglio dei ministri è risultato corrispondente ai rilievi formulati in quella sentenza». Con questa legge il Parlamento dà nuovamente valore prioritario e unico alla volontà popolare che è il fondamento di ogni sovranità a cui, credo, noi tutti dovremmo tenere ”

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