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giovedì 17 luglio 2008

I FATTI DEL BUONGOVERNO: Sui rifiuti la battaglia è vinta

Una città “normale”, dove i cumuli di immondizia non occupano più strade e marciapiedi, dove gli automobilisti non devono più fare lo slalom tra i sacchetti dei rifiuti, dove cittadini e turisti possono muoversi liberamente, senza rischiare la salute e senza turarsi il naso. È questa la Napoli che ospiterà venerdì il Consiglio dei ministri, neppure sessanta giorni dopo quella prima riunione dalla quale scaturì il decreto su rifiuti, convertito in legge una settimana fa.

I corvi del malaugurio, che avevano irriso prima all’impegno elettorale di Berlusconi per Napoli poi alla capacità del governo di avviare a soluzione il problema, sono serviti. Il premier potrà annunciare l’uscita dalla disastrosa emergenza, quella più immediata, e il rapido procedere verso la soluzione definitiva con la messa a punto del ciclo di smaltimento, con l’estensione della raccolta differenziata e la realizzazione e messa a punto dei termovalorizzatori.

Le immagini che oggi pubblica Il Corriere della Sera a pagina 23, rappresentano un duro colpo a tutti i menagramo e profeti di sventura della sinistra, gli stessi che avevano contribuito, Prodi governante, al disastro ambientale e di immagine che aveva fatto il giro del mondo. Una carrellata di fotografie della città e di alcuni centri vicini vengono messe confronto con le istantanee scattate a maggio. E l’immondizia non c’è più. Restano situazioni di sofferenza nell’area vesuviana, ma si sta lavorando alacremente per ricondurle alla normalità.

Il “mago”, con buona pace di Giannelli, ha fatto il suo piccolo miracolo. Senza bisogno di alcun sortilegio, però. Soltanto buona volontà, grande decisione nel prendere di petto il problema, riaffermata fiducia nelle persone giuste (quel Bertolaso fatto fuori, senza tanti complimenti, da Pecoraro Scanio col beneplacito di Prodi), dialogo senza cedimenti con il territorio, riappropriazione dei poteri dello Stato mortificati da due anni di cedimenti del governo Prodi ai signori del no. Pochi ingredienti, ma quelli giusti. La politica del fare invece di quella del “si può fare”. Vero Veltroni?

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