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giovedì 17 luglio 2008

I FATTI DEL BUONGOVERNO: Sulla sicurezza fatta la volontà degli elettori

Il governo di centrodestra non è disposto a subire le manovre ostruzionistiche e dilatorie dell’opposizione che mirano a far decadere il decreto sicurezza, è deciso a mantenere gli impegni assunti con gli italiani che chiedono di vivere in un Paese in cui siano più certi il diritto, le pene, l’autorità dello Stato. Da qui la decisione di porre la questione di fiducia sul provvedimento, che dovrà essere approvato entro il 25 luglio.

L’opposizione si straccia le vesti e blatera di Parlamento espropriato delle sue funzioni, ma la verità è che, con oltre 1.200 emendamenti, la stessa opposizione voleva far saltare il decreto, fortemente voluto anche da elettori e sindaci del centrosinistra. Il Partito democratico, dopo avere espresso apprezzamento per diversi contenuti del provvedimento, ha deciso di tornare all’opposizione non responsabile ma pregiudiziale, al muro contro muro, per tentare di risolvere le sue lacerazioni interne. L’opposizione non ha più nemmeno l’alibi strumentale della norma cosiddetta “blocca processi”: la disposizione è stata emendata, non impone più la sospensione automatica dei processi meno gravi, lascia ai magistrati la facoltà di decidere una corsia preferenziale, nella formazione dei ruoli, ai processi per reati più gravi o di maggiore allarme sociale. Ma il Pd ormai a parole critica Di Pietro, nei fatti lo insegue nella sua strategia di ostruzionismo totale e quindi anti-parlamentare.

Immigrazione. L’Italia non può continuare ad essere il “ventre molle d’Europa”, la porte girevole attraverso la quale passano i disperati provenienti da tutti i Sud del mondo. Ai quali si mescolano malavitosi di ogni etnia, decisi a vivere nel nostro Paese di traffici illeciti legati alla droga, alla prostituzione, alla contraffazione di prodotti. Le statistiche dimostrano che l’innesto di criminalità e manovalanza straniere, comunitarie ed extracomunitarie, ha potenziato una malavita diffusa, invasiva che ha degradato la convivenza civile nelle città grandi e piccole, dove nessuno può dirsi al sicuro, nemmeno nelle mura della propria casa. Col decreto sicurezza diventano più rapidi ed efficaci i provvedimenti di espulsione, che, ad esempio, saranno decisi dal giudice tutte le volte che un immigrato sarà condannato alle pena di 2 anni (in precedenza il limite era di 10 anni). Viene, inoltre, introdotta nel nostro ordinamento l’aggravante dello “stato di clandestinità”: l’immigrato irregolare che commetta un reato avrà un aggravio di pena pari a un terzo.

Anche gli immigrati comunitari potranno essere espulsi quando la loro attività risulti pericolosa per la pubblica sicurezza. Gli stranieri dei quali non siano certe l’identità e la nazionalità potranno essere trattenuti nei centri di identificazione ed espulsione fino a 18 mesi; l’ampliamento dei tempi d’indagine (da due a diciotto mesi) è previsto anche da una direttiva comunitaria. Col decreto sicurezza si volta pagina, ci lasciamo alle spalle l’immagine di un Paese sbracato in cui piccoli e grandi malavitosi di ogni provenienza possono tranquillamente fare i loro affari sporchi, creando pericoli e disagi per i cittadini italiani.

Giro di vite. Stretta anche per i criminali autoctoni. Pene più severe per gli autori dei reati di maggior allarme sociale, contro le donne e i minori. Ma, soprattutto, pene più certe, senza scarcerazioni facili. Viene ampliato, col decreto, il numero dei casi in cui non sarà possibile la sospensione della pena. Per rispondere alle domande di un’opinione pubblica turbata dalle stragi sulle strade, viene aumentata sensibilmente la pena per chi provoca incidenti mettendosi alla guida in preda agli effetti dell’alcol o della droga. Soldati in città. L’impegno del governo è quello di rendere più visibile e attiva la presenza dello Stato, potenziando le forze dell’ordine, negli organici e nei mezzi, per metterle in condizione di contrastare di prevenire e contrastare la criminalità. Nel decreto si prevede che, in casi di emergenza si possano impiegare anche elementi dell’esercito, non più di 2.500 uomini, per non più di sei mesi.

Più poteri ai sindaci. Per conseguire l’effetto di una maggiore “sicurezza urbana” vengono ampliati, col decreto che sta per essere convertito in legge, i poteri dei sindaci. D’intesa con i prefetti, avranno la possibilità di emettere ordinanze che rendano più sicura la condizione dei cittadini; avranno,inoltre, come i prefetti, la possibilità di segnalare per l’espulsione o l’allontanamento stranieri che risultino pericolosi per la pubblica sicurezza. Il rafforzamento dei poteri dei sindaci mira anche a rendere più efficace il coordinamento delle polizie municipali con i corpi di polizia statale. Diventa più efficace la rete di protezione sulla quale i cittadini potranno far conto.

Contro le mafie. Proprio perché il decreto sicurezza vuole essere organico e completo, in esso non potevano mancare misure più stringenti ed efficaci contro la criminalità organizzata. Vengono aumentate le pene per l’associazione mafiosa e si varano procedure più rapide per il sequestro e la confisca dei beni dei clan. Novità di rilievo: le misure antimafia, compreso il carcere duro previsto dall’articolo 41 bis, vengono estese anche alle mafie straniere, russa, ucraina, albanese, cinese, eccetera. Risposta decisa. Nella sua organica completezza, il decreto sicurezza risponde alle esigenze espresse con chiarezza dalla stragrande maggioranza degli italiani. Ricade sull’opposizione la responsabilità morale e politica di non aver partecipato costruttivamente a questo mutamento d’indirizzo.

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