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lunedì 16 giugno 2008

ROBIN TAX: Chi colpisce e come

“Togliere qualcosa a chi ha più guadagnato dal boom del petrolio e delle intermediazioni bancarie, e darlo a chi ne è rimasto più colpito: famiglie a basso reddito, alle prese con il caro carburante e con il mutuo, pescatori, autotrasportatori”. Ecco perché Robin. Giulio Tremonti la spiega così la Robin Tax: termine preso pari pari da Robin Hood, l’eroe che prendeva ai ricchi per dare ai poveri.


Chi colpisce. Per non ricalcare i luoghi comuni della sinistra (“Anche i ricchi piangano”) e per non ripetere gli errori di un fisco basato esclusivamente sulla redistribuzione del reddito, quindi classista e politico, il ministro seleziona però i suoi obiettivi: non le aziende che competono sui mercati, non i ricchi indiscriminatamante, ma appunto petrolieri e banche. Chi cioè ha goduto di profitti in gran parte speculativi.

Perché li colpisce. Alla speculazione è dovuto gran parte del rialzo del greggio. Come documenta Il Sole 24 Ore, le riserve sono abbondanti, in grado di soddisfare la domanda almeno per quasi mezzo secolo. La fiammata dei prezzi è dovuta all’inefficienza della distribuzione, all’imboscamento delle scorte, appunto alla speculazione dei paesi produttori (soprattutto arabi visto che gli Usa ne subiscono le conseguenze) e dei colossi della raffinazione. “Il problema non sta sottoterra, ma nella politica” ammette Tony Hayward, numero uno della Bp. E se lo dice lui c’è da fidarsi.La politica insomma non vigila abbastanza su come si determinano questi rincari che mettono in ginocchio l’Europa. Anche perché ad alimentare la speculazione sul petrolio si sono gettate proprio le grandi banche mondiali: reduci l’anno scorso da rendite super (in Italia 15 per cento in media, contro il 3 degli altri settori industriali), ma che ora si stanno leccando le ferite dalla crisi dei mutui da loro stessa provocata.

Come li colpisce. Petrolieri e banchieri: ce n’è abbastanza per presentare loro qualche conto. “Si tratterà di un’imposta etica” dice Tremonti. “Non avrà effetti distorsivi sulla concorrenza, e soprattutto sarà una cosa giusta. Ed è per questo che la faremo”. Il prelievo probabilmente sarà una tantum, forse sotto norma di un’addizionale sull’Ires (l’imposta sulle società), sperimentale per quest’anno, e dovrebbe accompagnare la manovra finanziaria generale da presentare entro giugno. Ma se questi profitti innaturali si ripeteranno, la Robin Tax potrebbe fare il bis l’anno prossimo.

Chi ne beneficia. Nelle intenzioni del governo, oltre a ridistribuire il ricavato alle fasce deboli della popolazione, c’è anche l’effetto deterrente: come dire a petrolieri e banchieri “non esagerate”. Effetto che sta già dando buoni risultati nella manovra sui mutui: la ricetta Tremonti di riduzione, allungamento e trasformazione a tasso fisso delle rate ha già indotto alcune banche a proporre ai clienti una via alternativa, la diminuzione dello spread, cioè di quella parte degli interessi applicati dalle singole banche. Insomma, c’è la possibilità di scegliere.

Chi non la vuole. La sinistra ironizza sulla Robin Tax, l’Unione europea (chi l’avrebbe mai detto!) si riserva di valutare se la tassa “abbia impatti sugli investimenti”, l’agenzia di rating Fitch teme che si colpiscano eccessivamente i profitti. Insomma, tutti quelli che finora non sono stati in grado di contrastare né la speculazione alla pompa di benzina né quella allo sportello, adesso si stracciano le vesti. In compagnia di qualche amico del giaguaro: che magari a Robin Hood preferirebbero lo sceriffo di Nottingham. Tutti ottimi motivi per andare avanti.

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