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giovedì 5 giugno 2008

Ilva, stop al patto sull'ambiente

Tutto fermo sull´inquinamento. L´azienda si difende
Ancora veleni su Taranto. Ma questi, almeno, non colpiscono direttamente la salute dei tarantini. Ma avvelenano ugualmente. Inquinano il clima istituzionale, il difficile rapporto tra enti locali e aziende. E tra le aziende, la più invasiva di tutte in tutti i sensi: l´Ilva. E la tregua firmata tra squilli di tromba l´11 aprile scorso con l´accordo di programma tra ministero dell´Ambiente, Regione Puglia, Provincia e Comune di Taranto e di Statte con Cementir, Edison, Eni, Enipower, Ilva e Sanac, rischia di franare. Oggi al Tar di Lecce si discute un ricorso presentato da "Taranto futura", un coordinamento di associazioni ambientaliste, che vuole annullare quell´accordo perché, tra l´altro, non ha previsto il coinvolgimento della popolazione, come prevede la convenzione di Aarhus, che l´Italia ha ratificato sette anni fa. Ed è proprio quel ricorso all´origine dell´ultimo violento scontro tra la Regione e l´Ilva. Tutto parte il 28 maggio, alla vigilia della scadenza fissata dall´accordo di programma entro la quale le aziende, Ilva compresa, devono consegnare il piano di interventi per ridurre le proprie emissioni. Dal colosso siderurgico partono due lettere: una al ministero dell´ambiente, l´altra all´assessorato all´ecologia della Regione Puglia. Il contenuto è identico: «Vi comunichiamo la necessità di soprassedere momentaneamente all´invio del programma di interventi per la riduzione delle emissioni inquinanti in attesa dell´esito della camera di Consiglio fissata per il 4 giugno».L´iniziativa spiazza la Regione. Ieri l´assessore Michele Losappio bacchetta l´Ilva: «È una scelta che si presenta come sgradevole e foriera di incognite nei rapporti con le istituzioni». «Se Ilva intende retrocedere nella strada della tutela della salute e del territorio - aggiunge Losappio - lo faccia senza nascondersi dietro le intempestive quanto controproducenti iniziative di qualche comitato. La Regione ribadisce che senza un abbattimento certo per tempi e quantità delle diossine esprimerà un parere negativo nella procedura di 'Aia´». Sull´autorizzazione integrata ambientale si gioca tutta la partita: l´accordo prevede infatti che questa sorta di Via collettiva di tutti gli enti pubblici, arrivi in 300 giorni.
È l´arma che la Regione ha deciso di impugnare. La ramanzina all´Ilva non è un´iniziativa estemporanea dell´assessore. Nonostante l´Ilva s´affretti a dichiarare di non avere «nessuna intenzione di autosospendersi dagli adempimenti dell´accordo di programma», è il governatore pugliese Nichi Vendola a rincarare la dose e a rendere pubblica una lettera inviata all´ingegner Riva. «Tutta Taranto - scrive Vendola - ci chiede interventi concreti di abbattimento dell´emissione delle diossine. In questi mesi la Regione ha provato a camminare, insieme al sistema d´impresa, costruendo equilibri difficili ma indispensabili fra ambiente e sviluppo, fra occupazione e salute. Ma per far questo, per non inciampare, occorre la partecipazione attenta dell´Ilva, occorre che l´Ilva ci creda quanto noi e faccia il suo cammino. Occorre che l´Ilva non giochi su tavoli diversi e capisca che non c´è più tempo da perdere. E mentre la Regione - insiste il governatore - dichiara che vincolerà il suo consenso per il rilascio dell´autorizzazione integrata ambientale a queste risposte, l´Ilva sembra sfuggire ai propri impegni».Da Taranto, il responsabile per i rapporti istituzionali dell´Ilva, Girolamo Archinà, prova a gettare acqua sul fuoco: «Il programma di interventi per l´abbattimento delle emissioni è una novità per le altre aziende che hanno firmato l´accordo non per noi. Per l´Ilva - aggiunge Archinà - l´accordo integra gli atti d´intesa già sottoscritti. Il piano di interventi c´è. Quella lettera è meramente formale, perché blocca il termine in attesa del pronunciamento dei giudici amministrativi che ci dirà quali potranno essere i nostri interlocutori. Paradossalmente se il Tar accogliesse il ricorso - conclude il dirigente Ilva - cadrebbe l´accordo di aprile ma non l´intesa del 2006 che, lo ricordo, prevede attività di ambientalizzazione tra il 2008 e il 2009 per 500 milioni».

(04 giugno 2008) di Piero Ricci de La Repubblica

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