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domenica 1 giugno 2008

In Puglia divampa il dibattito «atomico»

A Lecce, al convegno del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, scontro tra Sandro Frisullo, vicepresidente della Regione Puglia, e Giovanni Pellegrino, presidente della Provincia di Lecce (favorevoli alle fonti energetiche rinnovabili e contrari a una Puglia sede di centrali atomiche) e il ministro per le Regioni Raffaele Fitto: discutiamo ma il tempo delle decisioni è giunto

LECCE – Nucleare, sì o no? Il dibattito prosegue. E sul palco di «Open Space», convegno organizzato all’Hotel Tiziano di Lecce dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri e concluso stamattina, si sono scontrate due opposte visioni del problema: da un lato Sandro Frisullo, vicepresidente della Regione Puglia, e Giovanni Pellegrino, presidente della Provincia di Lecce, più sensibili al tema delle fonti energetiche rinnovabili e decisamente contrari all’ipotesi di una Puglia sede di centrali nucleari («La nostra regione ha già dato»). Dall’altro la linea del ministro per le Regioni Raffaele Fitto, che è poi la linea del ministro allo Sviluppo Claudio Scajola e del governo Berlusconi: «Confrontiamoci con serenità, sapendo però che il tempo delle decisioni è giunto». Perchè l’Italia, ha esordito Fitto nella tavola rotonda di «Open Space», già paga le conseguenze «di un errore clamoroso: aver detto no al nucleare nel 1987, stabilendo di percorrere una strada alternativa che non c'era». Ciò mentre il resto d’Europa si dotava di 58 centrali nucleari, «e su un’onda emotiva che ha prodotto altri errori, tipo lo smantellamento totale della ricerca in materia, impedendo tra l’altro all’Enel di poter realizzare impianti del genere anche in altri Paesi». Un errore che penalizza l’Italia da vent'anni, solo che adesso, «con il petrolio che presto sfonderà il tetto dei 140 dollari a barile», ha proseguito il ministro Fitto, non è più tempo di contrapposizioni ideologiche, «nè di film personali che qualcuno sta costruendo in piena autonomia, andando a ripescare ipotesi di centrali ad Avetrana o Manduria vecchie di vent'anni e per questo scendendo in piazza a fare le barricate. Il tutto in perfetta solitudine». Del resto, ha incalzato Fitto, «il ritorno al nucleare era nel programma elettorale del Partito delle libertà, e se questo programma ha ottenuto tanto consenso qualcosa vorrà dire». Confronto, dunque, anche sulle energie rinnovabili, «che sono utili ma non bastano a risolvere la fame energetica del Paese». Nella consapevolezza che, andando a riformare la Costituzione, il governo potrebbe decidere di avocare allo Stato la competenza in materia energetica, «che è importante come il conio di una moneta unica». E senza indugi: «Le centrali di cui parliamo oggi entrerebbero in funzione intorno al 2020, così non ha senso aspettare, come spera Bersani». E infatti il governo Berlusconi non aspetterà, «perchè certe decisioni non sono più rinviabili. Convochiamo la Conferenza per l’Energia e l’Ambiente e parliamo diffusamente, ma senza ripetere l’esperienza Campania, con la gente che dice «risolviamo il problema» ma poi scende in piazza perchè non vuole gli impianti a Chiaiano». Al dibattito, in mattinata, era intervenuto anche il presidente della Provincia Giovanni Pellegrino, che aveva posto l’accento sull'inevitabilità della modifica dell’habitat da parte dell’uomo: «La Terra è ormai un insieme di territori, e anche gli ulivi che oggi ammiriamo sono il frutto dello spietramento secolare delle campagne. Non sono quindi un ecologista ad oltranza, come sostiene qualcuno, però dico: una centrale a biomasse a Lecce va bene, ma tante centrali no: meglio assecondare le vocazioni dei territori. E quindi, cosa c'entra una centrale nucleare ad Avetrana? Chi si farebbe più il bagno al Bacino Grande? Le centrali le abbiamo già, in Puglia, stanno a Brindisi. E, se federalismo energetico ha da essere, federalismo sia: non sta scritto da nessuna parte che la nostra regione debba produrre energia per tutto il Paese». In sintonia Sandro Frisullo, vicepresidente della Regione, che ha posto l’accento sugli alti costi di smantellamento delle centrali e sul problema delle scorie, rivendicando l’impegno della giunta Vendola in materia di energie rinnovabili e la possibilità, per la Puglia, di ospitare per intero una filiera produttiva delle stesse, che oggi il territorio si limita ad assemblare. Paolo Perrone, sindaco di Lecce, ha invece evidenziato come sia importare limitare i consumi, oltre che produrre energia. Anche gli enti locali possano fare molto, infatti, per alleggerire il peso energetico collettivo: «Il Comune di Lecce paga 4 milioni di euro di bolletta, tra consumi interni e di pubblica illuminazione, così lo sforzo dell’amministrazione comunale che presiedo va nel senso di contenere fortemente gli sprechi, anche con la promozione di tecniche di costruzione atte a ridimensionare i consumi energetici. Ma sono ottimista, al riguardo», ha concluso il primo cittadino leccese, «perchè mia figlia, che ha nove anni, si comporta ad esempio nei confronti dell’acqua in maniera decisamente più responsabile rispetto a me quando avevo la sua età». Il convegno si è concluso con l'appello del presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, Paolo Stefanelli, al governo: «Si faccia presto la Conferenza dell’Energia e dell’Ambiente, per arrivare all’approvazione di un Piano energetico nazionale. E gli ingegneri, 207mila iscritti in tutte le province d’Italia, sono pronti a fare a dare il loro contributo».

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