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domenica 12 ottobre 2008

Federalismo: svolta storica

Federalismo fiscale, una svolta storica

La riforma del federalismo fiscale approvata dal governo Berlusconi è stata giustamente salutata come l'avvio di una rivoluzione che ridisegnerà l'articolazione dei poteri e dei meccanismi di spesa nel nostro Paese. Una rivoluzione che dà attuazione a quanto previsto dalla Carta costituzionale in materia di autonomia finanziaria di Regioni, Province, Comuni.

Gli obiettivi che la nuova normativa si prefigge sono molteplici:
- responsabilizzare gli amministratori di regioni ed enti locali nell'erogazione delle risorse;
- rendere più immediato e diretto il controllo dei cittadini sugli eletti;
- stimolare risparmi ed evitare sprechi per ridurre i costi degli apparati pubblici.

A questo proposito è bene ricordare che ad ogni italiano la "macchina pubblica" costa circa 4.500 euro all'anno, il 50 per cento in più di quanto paga un abitante della Germania.

Dalla "spesa storica" alla "spesa standard"
Attualmente Regioni, Province e Comuni hanno una ridotta capacità impositiva e il grosso dei fondi necessari al loro funzionamento arriva dai trasferimenti dallo Stato. Questo meccanismo ha favorito la crescita della spesa: l'ammontare dei trasferimenti non è calcolato sulla base dei costi oggettivi dei servizi erogati, ma col criterio della cosiddetta "spesa storica", si chiede e ottiene almeno quel che si è speso l'anno precedente, calcolando anche l'inflazione. E se negli esercizi precedenti ci sono stati sprechi e spese eccessive, questi in un certo senso si consolidano e si perpetuano.

La riduzione della pressione fiscale
Con la riforma federalista Regioni ed enti locali gradualmente aumenteranno la loro capacità impositiva, ma all'aumento dei tributi locali dovrà corrispondere una riduzione della tassazione statale. Per i cittadini non ci sarà alcun aumento d'imposte, anzi il nuovo meccanismo favorirà la riduzione della pressione fiscale complessiva.

Il controllo diretto dei cittadini
È evidente che con l'aumento dell'imposizione locale diventa più facile controllare gli amministratori: i cittadini calcolano quel che direttamente pagano alla Regione e agli enti locali e giudicano la qualità dei servizi ricevuti in cambio. Gli amministratori sciuponi sono costretti ad aumentare le tasse e questo rende problematica la loro rielezione.

Uguali diritti per tutti i cittadini
Qualche critico, quando si cominciava a discutere di federalismo fiscale, ha prospettato il pericolo che questa riforma potesse allargare il solco che separa le Regioni più ricche da quelle più povere. Questo pericolo non esiste: la nuova normativa garantirà il godimento di eguali diritti ed opportunità nella fruizione dei servizi (sanità, scuola, eccetera) in tutte le aree del Paese. Per individuare la misura delle risorse necessarie si procederà col sistema dei costi standard dei servizi, sempre per evitare sprechi e dispersioni.

Per quelle Regioni i cui abitanti hanno scarsa capacità fiscale (redditi e tributi sono al di sotto della media nazionale) interverranno i "fondi di perequazione" gestiti dal governo centrale. Questo federalismo, dunque, è "solidale", non separa e non discrimina, stimolando tutti a un uso più corretto delle risorse disponibili.

L'Italia è e resterà un Paese unito, più moderno però di quello che una tradizione ultrasecolare ci ha trasmesso.

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