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sabato 19 aprile 2008

Governo ombra, l'unico nell'89, c'era anche Napolitano




Lo volle Occhetto, duro' 3 anni, a Palazzo Chigi c'era Andreotti

ROMA, 15 APR - Il governo ombra (''shadow cabinet'') e' un'istituzione tipica della democrazia britannica e di paesi che, in quanto ex colonie, ne hanno adottato i costumi parlamentari. Al capo del principale partito di opposizione viene riconosciuto formalmente lo status di ''capo dell'opposizione''; questi, assieme ai suoi ''ministri ombra'', si confronta in Parlamento con le proposte del governo ufficiale avanzando le controproposte dell'opposizione. In Italia la formula del governo ombra fu usata, ma senza riconoscimento di status nei regolamenti parlamentari, dal Pci di Achille Occhetto: nel luglio 1989, in occasione della crisi del governo De Mita conclusa con la formazione del sesto governo Andreotti, Occhetto rispose con la formazione di un ''governo ombra'', chiamato a contrapporsi alla maggioranza di pentapartito. ''A noi - fu il commento di Andreotti - non dispiace affatto che ci sia un governo ombra, ma l'essenziale e' che rimanga sempre ombra''. Di quel ''governo ombra'', presieduto dallo stesso Occhetto, facevano parte gli uomini piu' importanti che potessero mettere in campo il Pci e la Sinistra indipendente (gruppo parlamentare costituito da indipendenti eletti nelle liste comuniste). A Giorgio Napolitano, attuale presidente della Repubblica, era affidata al politica estera; Vincenzo Visco, aveva l'incarico per le finanze, e Giovanni Berlinguer per la sanita'. Per la cultura e lo spettacolo era stato scelto il regista Ettore Scola, mentre di giustizia si occupava Stefano Rodota'. L'esperienza del governo ombra del Pci, poi Pds, si protrasse fino alle elezioni del 1992; successivamente le funzioni di proposta e iniziativa parlamentare furono affidate a nove portavoce, competenti sulle varie materie. In seguito di governo ombra ha parlato, fra gli altri, Marco Pannella, nel 1995, per incitare Silvio Berlusconi a usare questo strumento per l'opposizione al governo Dini. E sempre nel centro destra se ne torno' a parlare dopo la sconfitta del 1996 (lo proposero, fra gli altri, Antonio Martino e Giuliano Ferrara. e lo stesso Gianfranco Fini); ma, nonostante un dibattito piu' volte rilanciato, Berlusconi non ne fece niente. Non ne fece niente anche l'Ulivo dopo la sconfitta del 2001, nonostante l'idea fosse stata sostenuta, fra gli altri, da Walter Veltroni. Francesco Rutelli, che aveva guidato la coalizione alle elezioni, lo avesse proposto ufficialmente nel gennaio 2002, ma senza che fra i Ds e la Margherita si trovasse il necessario accordo (anche perche' la proposta si sovrapponeva al dibattito sulla leadership della coalizione). Sulla carta era rimasta, da ultimo, anche l'idea annunciata da Silvio Berlusconi che, dopo la nascita del governo Prodi nel 2006, aveva parlato di un ''governo azzurro'', composto da ''ministri juniores'', incaricati di fare ''una seria opposizione al governo in carica''.(ANSA)

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