Lo sciopero indetto per venerdì dai sindacati dell'università al quale hanno puntualmente aderito le sigle studentesche di sinistra, politicamente non sta in piedi. La stessa cosa vale per l'alleanza studenti-docenti-Rettori che ha caratterizzato la protesta di piazza delle ultime settimane. In un sistema formativo al collasso come il nostro, non è credibile che le vittime (i giovani) scendano in piazza a braccetto con i baroni, i quali hanno sacrificato la scienza e la ricerca sull'altare del clientelismo e delle parentele. L'atteggiamento più miope, però, è sicuramente quello degli studenti, che invece di aspirare ad un ingranaggio mosso dal merito e il talento, si trovano a fare le sentinelle dei privilegi altrui.
Con le norme approvate nell'ultimo Consiglio dei Ministri, infatti, lo slogan contro il governo che secondo gli studenti "taglia e basta" senza investire, vale meno di zero. Basti pensare allo stanziamento di risorse destinate alle borse di studio (135 milioni di euro) e agli alloggi (65 milioni di euro). Si tratta di un primo, importante, rimedio al problema della stabilità per i fuori sede, spesso costretti a piegarsi al mercato degli affitti in nero. Uno studio pubblicato su Il Sole 24 Ore ha messo che gli studenti italiani hanno difficoltà a lasciare la famiglia per studiare: circa il 72% di essi, infatti, o sceglie una facoltà nella sua stessa città di origine, oppure preferisce affrontare il quinquennio da pendolare quotidiano, senza trasferirsi in un'altra città. Questi dati confermano che è giunta l'ora di investire sui servizi per gli studenti, mettendo un freno alla proliferazione delle cattedre. A tal proposito, è significativo il dato che quantifica nel 32,6% l'aumento delle assunzioni di cui hanno beneficiato i professori ordinari in otto anni, pari a tre volte quello di crescita della popolazione studentesca. Uno squilibrio che non poteva restare senza sanzione. Ora la sanzione, sottoforma di una buona riforma, è arrivata. Peccato che a non capirlo sia una parte minoritaria degli studenti, la più rumorosa.
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