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lunedì 24 novembre 2008

Scende ancora il prezzo del petrolio

Finalmente il prezzo del barile di petrolio, dopo quasi due anni di attesa, si è riportato sotto i 50 dollari al barile, dopo il superamento dei 150 $ registrati nel corso dell'estate scorsa: questo non potrà far altro che portare dei benefici in termini economici ai consumatori finali, ovvero ai cittadini.

Già dall'inverno passato, infatti, il caro petrolio aveva iniziato a colpire le tasche delle famiglie italiane, passando dagli aumenti sulle bollette del gas a quelli sulle forniture di energia elettrica, fino ai rincari sui carburanti, campo in cui si è pressoché annullata la differenza di prezzo tra benzina verde e diesel e dove si è arrivati a sborsare oltre 1,50 €/l, con negative conseguenze di tipo economico su ogni rifornimento effettuato. Inoltre la correlazione tra i rincari di materie prime e quelli dei beni primari non ha fatto altro che peggiorare la già difficile situazione del paese, amplificando la cosiddetta «crisi della terza settimana».


Bisogna tuttavia sottolineare che in termini percentuali il prezzo del barile è aumentato in misura maggiore rispetto ai suoi derivati: questo grazie alla forza dell'euro rispetto al dollaro, che ci ha permesso di risentire in maniera meno accentuata, ma pur sempre significativa, degli effetti economicamente negativi. Al momento, dunque, un così brusco calo del prezzo del petrolio non potrà non dare una boccata d'ossigeno alle tasche degli italiani. Gli effetti positivi si avranno sia nel campo dei carburanti (il prezzo è nuovamente circa 1,20€ al litro), sia in quello delle forniture elettriche e di gas, che si riveleranno più economiche a partire già dal prossimo anno.


Ognuno di noi, ovviamente, si augura che i prezzi continuino a rimanere sulla soglia dei 50$/barile, più che altro per ammortizzare i costi eccessivi maturati nei mesi scorsi; non dimentichiamo che, oltre al cittadino, anche le imprese ne hanno risentito in maniera significativa; basti pensare agli autotrasportatori od alle compagnie aeree che traggono profitti proprio grazie all'utilizzo dei carburanti: si sono registrati rincari sia per quanto riguarda i beni di prima necessità sia nelle offerte delle compagnie low cost. Complice anche la difficile situazione internazionale, è normale che tutto questo si sia tradotto in un drastico calo dei consumi.


Ma cosa ha portato ad una così brusca picchiata delle quotazioni del greggio? Una inaspettata crescita di scorte da parte degli Stati Uniti, quindi un eccesso di offerta rispetto alla decrescente domanda degli ultimi tempi. Se il cittadino da tutto ciò trae molti benefici, non è così per le compagnie petrolifere, per le quali il prezzo del barile dovrebbe rimanere tra i 75 e i 90 dollari. Per fare in modo che questo accada, visto l'eccesso di offerta, l'unica via percorribile è quella del taglio di produzione, ipotesi auspicata da grandi produttori come Qatar e Iran; tuttavia questo potrebbe riaprire le porte alla speculazione, facendo innalzare nuovamente il prezzo al di sopra della soglia massima stabilita. I paesi aderenti all'Opec si riuniranno il 29 novembre al Cairo, in Egitto, per discutere sul da farsi.
C'è da aspettarsi che vengano prese misure che porteranno ad un innalzamento del prezzo del greggio, tuttavia, se si rimanesse all'interno del range stabilito, continueremmo comunque a trarne benefici, aspetto significativo per tutte quelle fasce deboli che, soprattutto nell'ultimo anno, hanno risentito delle turbolenze che hanno colpito tutti i settori indiscriminatamente. Da quest'ultima crisi internazionale è inoltre emerso, in modo molto chiaro, che è reale il bisogno di prendere posizioni più etiche e meno speculative per quanto riguarda i mercati finanziari, altrimenti la nefasta previsione dei 200 dollari/barile sarebbe solo rimandata a data da destinarsi.


[Ragionpolitica.it]

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