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giovedì 13 novembre 2008

Scuola. Obiezioni e risposte.

Perché riformare la scuola?
Per distruggere definitivamente la scuola è sufficiente lasciarla come è oggi. In Italia si spende per la scuola come negli altri paesi europei. Negli ultimi dieci anni la spesa del Ministero dell’Istruzione è aumentata del 30%: da 33 miliardi di euro nel 1999 a 43 miliardi nel 2008. La spesa pubblica per la scuola è esplosa, senza miglioramento delle qualità, che è costantemente degradata. Per la scuola non si spende poco, si spende male. Gli otto miliardi di risparmio programmati per i prossimi tre anni non tagliano la spesa attuale ma evitano lo sfondamento del tetto dei 50 miliardi di spesa senza qualità: non si vuole spendere meno ma si vuole spendere meglio, investendo in innovazione, formazione, premi per i docenti meritevoli, edilizia scolastica. Non incidere sui meccanismi di spesa vuol dire assumersi la responsabilità del tracollo. Il piano del ministro Gelmini pone le premesse per un innalzamento della qualità del sistema di istruzione, innescando un circolo virtuoso: efficienza (stesso risultato a costi minori), maggiori risorse da investire, più qualità. Il governo si sta impegnando a fondo per rilanciare la scuola avendo come primo obiettivo quello di fornire agli studenti un’educazione di qualità.


Perché cambiare la scuola italiana se è vero che è una “eccellenza”?
E’ falso dire che la scuola elementare è una eccellenza e dunque non va cambiata. Se lo fosse davvero nelle scuole medie e superiori tantissimi ragazzi non farebbero errori di grammatica e ortografia da scuola elementare, saprebbero organizzare un discorso, progettare una tesina, conoscere il significato esatto delle parole. La scuola elementare italiana è stata una eccellenza ben prima della organizzazione per moduli a più maestri: infatti con il maestro unico l’Italia era al terzo posto nelle classifiche internazionali, con il “modulo” è scesa all’ottavo posto. La verità è che il modulo a più maestri è stato introdotto non per esigenze formative ma per aumentare il numero degli insegnanti mentre il numero dei bambini diminuiva a causa del calo demografico.


Perché il maestro unico o prevalente?
I bambini necessitano di un punto di riferimento chiaro e sicuro per la loro crescita personale e intellettuale. Un insegnante unico (o “prevalente”, perché restano gli insegnanti di inglese e religione) avrà maggiore attenzione per il bambino, saprà modulare e indirizzare la sua azione didattica tenendo conto delle diverse attitudini, interessi e capacità individuali. E’ così in tutti i Paesi d’Europa. Il maestro “prevalente” sarà un educatore, in grado di favorire la crescita integrale dell’alunno, aiutandolo a guardare e giudicare quel che lo circonda. Le famiglie in questo modo avranno maggiore sicurezza e gli insegnanti torneranno ad avere un ruolo definito ed autorevole, con responsabilità identificate e gratificanti. Da un punto di vista organizzativo, l’attuale insegnamento a modulo prevede tre docenti per due classi. Grazie al maestro prevalente si “liberano” insegnanti che saranno utilizzati per potenziare del 50% il tempo pieno.


E’ stato abolito il tempo pieno?
E’ falso dire che sparirà il tempo pieno e quindi tutti i bambini torneranno a casa alle 12.30.Il tempo pieno alle elementari sarà aumentato del cinquanta per cento, nel corso dei prossimi cinque anni, ridistribuendo i maestri che non saranno più impegnati nella compresenza in classe. Il servizio che riceveranno le famiglie non è diminuito, anzi sarà esattamente il contrario: le famiglie potranno scegliere l’orario settimanale più adatto alle loro esigenze e le singole scuole si organizzeranno in base alla loro domanda. Le famiglie che vogliono occuparsi dell'educazione dei propri figli in orario pomeridiano sceglieranno classi assegnate ad un unico insegnante e funzionanti con un orario di 24 ore settimanali, altre preferiranno gli attuali modelli a 27 e 30 ore settimanali o il tempo pieno, che è stato potenziato ed esteso.


E’ vero che saranno licenziati insegnanti?
Non sarà licenziato nessuno e nello specifico non saranno licenziati 100 mila insegnanti: semplicemente non saranno fatte nuove assunzioni e non saranno rimpiazzati gli insegnanti che andranno in pensione, perché sarà riorganizzato e reso più efficiente il lavoro del personale in servizio. In questo modo il personale della scuola passerà da 1.300.000 a poco più di 1.200.000 dipendenti entro il 2012. I risparmi ottenuti saranno reinvestiti nella scuola per i docenti più meritevoli, con premi individuali sino a 7 mila euro.


Perché l’educazione civica?
Lo studio dell’educazione civica mira a ridare alla scuola la sua funzione educativa. Conoscere i principi costituzionali è utile per l’educazione degli studenti italiani e per meglio integrare gli studenti stranieri e le loro famiglie: a scuola i ragazzi devono imparare a diventare dei cittadini consapevoli dei loro diritti e dei loro doveri. Nell’educazione civica rientra anche l’educazione ambientale, l’educazione a tenere corretti stili di vita e l’educazione stradale: ogni studente deve diventare più consapevole delle proprie responsabilità.


E’ stato ridotto il numero degli insegnanti di sostegno?
Non vi è stato alcun taglio che riguardi i docenti di sostegno. I criteri per determinare il numero di questa categoria di docenti sono stati definiti nell'ultima finanziaria del governo Prodi e non sono stati modificati. Per l'anno 2008-2009 sono stati attivati complessivamente 90.882 ruoli di sostegno, gli stessi dell'anno scolastico precedente.


Sono state chiuse le scuole nei piccolissimi centri?
Non è stata chiusa nessuna scuola nei centri isolati o montani, perché vale l’obbligo sociale di garantire a tutti il diritto all’istruzione. Rimane tuttavia da correggere con una migliore organizzazione l’anomalia italiana per la cui abbiamo un insegnante ogni 9,7 alunni mentre la media europea è di un insegnante ogni 12 allievi.


Perché i voti in pagella invece dei giudizi?
Negli ultimi anni i giudizi erano diventati confusi, pieni di termini a volte fumosi, incomprensibili, un giro di parole che portava l’attenzione al profilo psicologico invece di dire con chiarezza il livello di preparazione del singolo studente. Il ritorno ai voti è un elemento di chiarezza che misura in maniera precisa il profitto conseguito nelle singole materie, in modo che le famiglie possano realmente sapere come sta andando il figlio e meglio sostenerlo.Il voto è un elemento di ordine, di semplicità perché misura in modo immediatamente comprensibile il risultato: un 5 è un 5, un 7 è un 7.


E’ vero che d’ora in poi con una sola insufficienza gli alunni saranno bocciati?
E’ falso dire che d’ora in poi con una sola insufficienza gli alunni delle elementari e delle medie verranno bocciati . Secondo il decreto Gelmini, serve la sufficienza in ogni materia per essere promossi: questa non è una novità, perché anche con i giudizi occorreva essere “sufficiente” in tutte le discipline per non essere bocciati. Oggi come ieri, l’eventuale bocciatura non è automatica, perché la decisione finale spetta al consiglio di classe, che considererà il livello complessivo di apprendimento e la maturità raggiunta dallo studente.


Perché è stato ripristinato il voto in condotta?
E’ stato ripristinato il voto in condotta, che torna a fare media con i voti nelle materie scolastiche. Gli studenti saranno valutati non solo in base ai risultati conseguiti nelle singole discipline, ma anche in riferimento ai comportamenti che avranno tenuto in classe e a scuola. Nei casi di grave insufficienza nella condotta l’alunno non sarà ammesso all’anno successivo. Il voto in condotta serve a ribadire che la scuola non è solo un luogo dove si apprendono competenze ma anche un luogo educativo: è un deterrente contro il bullismo e dice con chiarezza che non è con il lassismo e il buonismo che si aiutano i ragazzi a migliorare e a capire che la scuola, come la vita, esigono impegno e dedizione.


E’ vero che volete smantellare la scuola pubblica italiana?
La situazione scolastica italiana è frutto dell’eredità del Sessantotto, che ha prodotto alcune cose che sono state alla base della distorsione del nostro modello formativo:
- l’idea che fosse vietato vietare e che l’autorità fosse un nemico da abbattere, che ha portato alla delegittimazione della funzione educativa del maestro
- la lotta alla selezione, che ha portato alla cancellazione del merito,di ogni possibilità di valutazione della crescita e dell’acquisizione delle conoscenze
- l’idea che la promozione sia un diritto e la bocciatura una punizione: si è confusa l’opportunità di studiare con il “diritto” a ricevere automaticamente un titolo di studio dopo un certo numero di anni, una sorta di anzianità scolastica.
- studenti che giudicano gli insegnanti: l’insegnante migliore non è più quello che è preparato ed esigente ma quello che promuovere senza nulla chiedere in cambio.
Quindi il nostro governo si sta impegnando a fondo per rilanciare la scuola avendo come primo obiettivo quello di fornire agli studenti una educazione di qualità. In questo quadro rientrano l’introduzione dell’educazione civica, del voto in condotta e del ritorno del voto al posto del giudizio, oltre al maestro “prevalente”, che consentirà di aumentare del 50% la scuola a tempo pieno e che verrà affiancato dagli insegnanti per lo studio delle lingue straniere e della religione. Abbiamo creato i presupposti per riqualificare la scuola statale, ridare dignità agli insegnanti e premiare il merito, creare più serietà in classe e riportare un clima di responsabilità, per gli studenti ed anche per le famiglie. Per i nostri ragazzi vogliamo una scuola che mi metta in grado non solo di apprendere ciò che è necessario per la loro vita futura ma possa anche educarli e accompagnarli in uno sviluppo armonico della loro personalità, permettendo a ciascuno di conoscere meglio se stesso e quindi di mettere a frutto i propri talenti.

1 commento:

Anonimo ha detto...

ma cos'è? La "mistica scolastica"?